Moie, uno tra i centri più vivi della “Valle Esina”, è una realtà in continua evoluzione ed in costante crescita, che guarda con ottimismo il suo futuro, favorita anche dalla sua felice posizione geografica.
L’origine dell’insediamento è legato alla bonifica e alla colonizzazione del fondovalle, cui diedero il primo impulso i monaci che fondarono l‘abbazia di S. Maria. Un’immagine efficace della zona, anteriormente al sec. XII, ci può essere suggerita dal toponimo Moie, che circoscrive l’area in cui sorsero l’abbazia e il castello medievali, e che da oggi il nome, al centro abitato. Si tratta di un toponimo abbastanza diffuso nelle Marche, soprattutto nella forma diminutiva Moiette, derivato dal latino medievale Mollie (o Mollia), usato per indicare zone acquitrinose, ristagni o risorgive d’acqua: nel caso specifico doveva riferirsi all’impaludamento per buona parte dell’anno, di tratti della fascia sinistra dell’Esino, dovuto soprattutto alla mancanza di argini e al corso irregolare del fiume. La fondazione del castello, successiva all’intervento monastico, fu dovuta all’iniziativa di proprietà dei laici con lo scopo evidente, di organizzare un dominio locale su terre e uomini, un dominio comunque modesto se le tracce che ne restano sono così labili: ciò permetteva anche di controllare l’importante fonte di reddito costituita dall’esazione dei pedaggi sulla Flaminia. Il castello sorgeva probabilmente ad ovest dell’abbazia, sicuramente su un’altura e l’unica notizia che ne resta, risale al 1201, quando venne distrutto dagli “jesini” con lo scopo evidente di assicurarsi il controllo della principale arteria valliva.
L’Abbazia Romanica di Santa Maria delle Moie
Venne fondata all’inizio dell’XI secolo dalla famiglia Attoni-Alberici-Gozoni come monastero privato. L’abbazia costituì il centro di rinascita della zona e la sua importanza crebbe con il tempo, come attestano le numerose significative donazioni di terreni ricevute, superiori a qualsiasi altra abbazia della Vallesina. Fu edificata sulla riva sinistra del fiume Esino, lungo la via Flanbenga(come veniva chiamata nel Medioevo la parallela alla via Flaminia). Nel 1219 l’abbazia venne chiamata Molie S. Mariae plani: questa prima denominazione si tramanda nel tempo con pochi cambiamenti sino al secolo XIV ed allude alle molie, l’antica zona paludosa che si estendeva lungo l’Esino ancora all’inizio del secolo XIII (di qui l’attuale nome della località, Moie). Il termine planum, inoltre, stava ad indicare la zona pianeggiante in cui era situata. In seguito ebbe iniziò la fase di decadenza, i monaci vi rimasero sin al 1456; fece seguito un lungo periodo di abbandono. Nel 1464, con bolla di Callisto III l’abbazia venne assegnata al Capitolo della Cattedrale di Jesi, assicurando la presenza di “un sacerdote per cura d’anime”. Per il medesimo fu costruita un’abitazione sopra l’atrio della chiesa, con conseguente grave deturpazione della facciata. Il 1° gennaio del 1600, il vescovo Marco Agrippa Danini elevò a parrocchia la Chiesa S. Maria delle Moie, decretando definitivamente la fine dell’abbazia benedettina. Gli elementi architettonici più interessanti della chiesa, edificata in pietra arenaria, sono le absidi e soprattutto la pianta a croce greca inscritta, altomedievale, secondo una tipologia che si ricollega ad altri edifici diffusi in Italia (i riferimenti sono a San Claudio al Chienti, Santa Maria di Portonovo, Sant’Urbano in Apiro o, per la facciata, alla Cattedrale di Bobbio e San Giacomo a Como). L’Abbazia di Santa Maria delle Moie è inserita negli itinerari giubilari delle Marche